Ieri presentato presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro - Alimentari lo studio che analizza gli elementi di costo della coltivazione orticola dell’Emilia – Romagna condotto dall’Università degli Studi di Bologna in collaborazione con il Consorzio Agribologna.
Ieri, giovedì 24 gennaio, é stato presentato presso l’Aula Magna del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro – Alimentari dell’Università degli Studi di Bologna, uno studio condotto dall’ateneo con la cooperazione del Consorzio Agribologna che ha lo scopo di provare a definire il Valore equo dell’ortofrutta.
A premessa, il concetto di qualità, che nell’immaginario collettivo può essere definito considerando le caratteristiche intrinseche del prodotto come la freschezza, il giusto grado di maturazione, il colore, il sapore, oppure quelle estrinseche, ad esempio le tecniche di produzione, le politiche di marchio e la sua percezione che muta a seconda dell’interlocutore che la valuta, sia esso un produttore, un distributore oppure un consumatore.
Diventa, quindi, fondamentale identificare le variabili che sono alla base della determinazione di un prezzo che sia frutto di un sistema produttivo equo e legale e che sia sufficiente a garantire la vitalità delle imprese.
17 sono le aziende agricole socie del Consorzio Agribologna che sono state oggetto dello studio condotto direttamente sul campo, per quasi un anno, dai ricercatori dell’Università degli Studi di Bologna e coprono le due macroaree della Pianura Bolognese e della Romagna, occupando una superficie complessiva di 485 ha.
La ricerca si è concentrata sulla produttività del lavoro (nello specifico le fasi di raccolta e confezionamento) nella coltivazione di 7 colture orticole, del periodo compreso tra Aprile ed Ottobre: il cetriolo, la melanzana, lo zucchino chiaro, scuro, le lattughe Gentile, Romana e Trocadero.
Anche la GDO ha dato il suo contributo durante il convegno, grazie agli interventi di Gianmarco Guernelli, responsabile nazionale acquisti ortofrutta di Conad e Claudio Mazzini, responsabile commerciale freschissimi di Coop Italia.
Entrambi hanno concordato sul fatto che la crisi dei consumi, unita alla scarsa qualità dei prodotti venduti al ribasso ha determinato una flessione nel comparto ortofrutticolo che penalizza il valore del prodotto, per chi lo produce e chi lo commercializza.
Bisogna, quindi, unire le forze per ridurre i costi superflui, progettare azioni volte a creare valore nel campo ortofrutticolo, che possa soddisfare tutti gli attori della filiera, dal produttore al consumatore.