Il signor Pietro Frascaroli, socio del Consorzio Agribologna, custodisce un’antica tradizione: la coltivazione del cardo di fossa. Fondazione FICO dedica a quest’ortaggio in via d’estinzione una retrospettiva visitabile dal 20 di gennaio.
Il socio Agribologna, Pietro Frascaroli, sarà protagonista dell’esposizione fotografica “Archeologia orticola: il salvataggio del cardo di fossa bolognese” che si protrarrà per un mese, a partire dal 20 gennaio, presso la Fondazione FICO.
Il cardo di fossa, un ortaggio appartenente alla tradizione, i cui semi sono stati tramandati di generazione in generazione nei secoli, rischia l’estinzione a causa della complessità del processo di coltivazione richiesto e per la mancanza di ricambio generazionale.
Uno degli ultimi custodi di questo vegetale, coltivato come tradizione vuole in fossa, è Pietro Frascaroli, socio del Consorzio Agribologna. Il podere nel quale coltiva questo ortaggio così raro è a Trebbo di Reno, in provincia di Bologna.
L’esperienza del Sig. Frascaroli è consolidata: coltiva i cardi da almeno 50 anni. In principio furono gli zii ad insegnargli l’arte ed in seguitò proseguì da solo.
Il cardo viene piantato in pieno campo nel periodo estivo. I semi vengono selezionati di anno in anno tra le piante madri migliori. Cresce durante tutta l’estate e, ad ottobre, si procede con due legature che permettono di raccogliere le lunghe foglie dell’ortaggio ed estirparlo facilmente prima che arrivino le gelate. Le piante vengono poi posizionate erette, affiancate all’interno di fosse nel terreno. Le cavità costituiscono un elemento chiave del processo di maturazione del cardo di fossa: marcendo, le foglie più esterne determinano l’aumento della temperatura all’interno della fossa che promuove l’imbiancamento dell’ortaggio e l’allungamento delle foglie. Dopo circa un mese all’interno della fossa, il cardo è pronto per essere commercializzato.